Riforma del catasto: ci riproviamo?

La riforma del catasto, progetto presente e discusso da diverso tempo negli ambienti legislativi, non è in definitiva decollata durante il Governo Renzi per il fatto, sembra, di non garantire il principio di invarianza del gettito e quindi provocare un aggravio del carico fiscale ai contribuenti, già intaccato, ricordiamo, dai precedenti provvedimenti del Governo Monti (patrimoniale). Quali sono le prospettive della riforma?

È stato necessario lo stimolo dall’Europa, per ritornare alla carica con questa riforma, ed è per questo che l’attuale Governo Gentiloni lo ha previsto nel Piano nazionale delle riforme che accompagnerà il prossimo D.E.F.. La ripresa di questo importante progetto si porta dietro anche il suo genuino intento: creare, nella valutazione degli immobili, più equità possibile – sicuramente di più rispetto all’attuale situazione – senza preoccuparsi di incrementare le casse dello Stato, anche se tale aspetto lo “si scoprirà solo vivendo”.

Tuttavia, ciò vale per i contribuenti, soggetti “capolinea” degli effetti della riforma, poiché già Confedilizia (che rappresenta tutte le Associazioni territoriali di proprietari di immobili) ha manifestato le proprie perplessità circa l’invarianza del gettito conseguente alla riforma così come attualmente concepita, posto che tale principio sarebbe da rispettare non solo a livello nazionale, ma anche a livello di singolo Comune.

Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani, in particolare, non è assolutamente d’accordo nel riprendere il percorso di una riforma abbandonata dal precedente esecutivo proprio per l’assenza di un’adeguata garanzia sul “non aumento” del carico tributario, sostenendo altresì che lo sprono proveniente da Bruxelles, è semplicemente rituale, non meditato e non calibrato sulla realtà italiana.

Secondo il presidente Spaziani, infatti, l’attuale Governo dovrebbe invece preoccuparsi di “smontare” l’impianto tributario nato con il Governo Monti – causa di, sostiene sempre lo stesso presidente, crollo dei consumi, fallimenti di imprese con perdita di occupazione, caduta del mercato immobiliare, etc – e concentrarsi piuttosto, ad esempio, sull’estensione della cedolare secca ai negozi, capannoni e immobili strumentali.

Più obiettivo, invece il parere di Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma, secondo il quale la condizione rigida e assoluta dell’invarianza del gettito rischia di provocare un “flop” anche con l’attuale esecutivo. Secondo Simoncini, infatti, è fondamentale una revisione delle rendite che elimini definitivamente privilegi e sperequazioni, lasciando libertà ai Comuni di adeguare la tassazione. Il suggerimento del docente, nel riprendere la riforma, è quello di valutare una progressività tributaria proporzionale alla capacità contributiva del singolo proprietario immobiliare.

Michele Viel – Centro Studi CGN