“Resto al Sud”: incentivi per l’autoimprenditorialità

Con il decreto legge denominato “Resto al Sud” (D.L. 91/2017) vengono attivate una serie di misure a sostegno dell’imprenditorialità nelle regioni del Mezzogiorno, prevedendo anche una disciplina per l’istituzione di zone economiche speciali (ZES), con particolare riferimento alle aree portuali, nonché una serie di misure di semplificazione e velocizzazione degli investimenti, pubblici e privati.

Le norme in commento, contenute nel decreto in vigore dal 21 giugno, si applicano ai soggetti di età compresa tra i 18 ed i 35 anni che:

  • siano residenti in una delle seguenti regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) al momento della presentazione della domanda o vi trasferiscano la residenza entro 60 giorni dalla comunicazione del positivo esito dell’istruttoria;
  • non risultino già beneficiari, nell’ultimo triennio, di ulteriori misure a livello nazionale a favore dell’autoimprenditorialità.

Attraverso la misura “Resto al sud” si offre ai giovani meridionali che non dispongano di mezzi propri per avviare un’attività propria una dotazione di 40.000 euro, di cui:

  • il 35% a fondo perduto, a copertura dell’intero investimento e del capitale circolante;
  • il 65% sotto forma di prestito a tasso zero, concesso da Istituti di credito. Tale prestito deve essere rimborsato entro otto anni complessivi dalla concessione del finanziamento, di cui i primi due anni di pre-ammortamento. Tale prestito gode di un contributo in conto interessi e di una garanzia per la restituzione del finanziamenti.

Le attività finanziate comprendono la produzione di beni nei settori dell’artigianato e dell’industria, ovvero relativi alla fornitura di servizi. Le uniche attività escluse sono quelle libero professionali e del commercio.

I finanziamenti non possono essere utilizzati per spese relative alla progettazione, alle consulenze e all’erogazione degli emolumenti ai dipendenti delle imprese individuali e delle società, nonché agli organi di gestione e di controllo delle società stesse. Le imprese e le società possono aderire al programma Garanzia Giovani per il reclutamento del personale dipendente.

Le domande possono essere presentate, fino ad esaurimento delle risorse, dai soggetti che siano già costituiti al momento della presentazione o si costituiscano, entro 60 giorni dalla data di comunicazione del positivo esito dell’istruttoria, nelle seguenti forme giuridiche:

  • impresa individuale;
  • società, ivi incluse le società cooperative.

I soggetti beneficiari della misura devono mantenere la residenza nelle predette regioni per tutta la durata del finanziamento e devono avere, per tutta la durata del finanziamento, sede legale e operativa in una delle regioni agevolate.

L’istanza può essere presentata, corredata da tutta la documentazione relativa al progetto imprenditoriale, attraverso una piattaforma dedicata sul sito istituzionale dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa S.p.A. – Invitalia, che opera come soggetto gestore della misura.

Le modalità di corresponsione del contributo a fondo perduto e del contributo in conto interessi, nonché i casi e le modalità per l’escussione della garanzia, sono definite con appositi decreti da adottare entro il 21 luglio 2017.

Tra le opportunità occupazionali e di reddito dei giovani del Sud si segnala la possibilità di sperimentare una procedura di valorizzazione di terreni abbandonati o incolti e di beni immobili in stato di abbandono.

I beni possono essere dati in concessione, per un periodo non superiore a nove anni rinnovabile una sola volta, ai soggetti che, al momento della presentazione della domanda, risultino avere un’età compresa tra i 18 e i 40 anni, previa presentazione di un progetto volto alla valorizzazione e all’utilizzo del bene.

Nel caso di beni immobili privati, i soggetti che, al momento della presentazione della domanda, risultino avere un’età compresa tra i 18 e i 40 anni manifestano al Comune l’interesse ad utilizzare i beni suddetti unitamente a un progetto di valorizzazione del bene o dei beni che intendono utilizzare.

Ulteriore misura è quella che istituisce e regolamenta le ZES (Zone Economiche Speciali). Esse saranno concentrate nelle aree portuali e nelle aree ad esse economicamente collegate. Lo scopo è di sperimentare nuove forme di governo economico di aree concentrate, nelle quali le procedure amministrative e le procedure d’accesso alle infrastrutture per le imprese, che operano o che s’insedieranno all’interno delle aree, siano coordinate da un soggetto gestore in rappresentanza dell’Amministrazione centrale, della regione interessata e della relativa Autorità portuale, al fine di consentire una progettualità integrata di sviluppo della ZES, con l’obiettivo di rilanciare la competitività dei porti delle regioni meridionali.

Le modalità per l’istituzione di una ZES, la sua durata, i relativi criteri che ne disciplinano l’accesso e le condizioni speciali sono definite con DPCM, da adottare su iniziativa dei vari ministeri interessati.

Nicolò Cipriani – Centro Studi CGN