Il ruolo del temporary manager sta acquisendo sempre maggiore importanza a livello globale ma anche nello scenario imprenditoriale italiano. In questo senso, rappresenta una novità di rilievo.
Infatti, 84% delle imprese italiane sono considerate “Business Family” (a gestione familiare) e per loro natura restie ad affidarsi a manager esterni, proprio perché il timone dell’azienda è saldamente in mano all’imprenditore-fondatore.
Chi è il temporary manager e perché farne ricorso?
Chiariamo subito che non è né un consulente né un dirigente a tempo determinato. Il temporary manager è un professionista esterno all’organizzazione aziendale, che si pone l’obiettivo di realizzare un progetto di cambiamento, discusso, creato e sviluppato di concerto con l’imprenditore.
Deve avere la capacità di organizzare e preparare l’azienda alla fase successiva al progetto, quando il suo intervento sarà finito. È una sorta di “manager in affitto”, il cui operato termina quando vengono raggiunti gli obiettivi predefiniti.
Gli obiettivi che più frequentemente è chiamato a raggiungere sono:
- gestire il passaggio generazionale;
- aprire nuove attività oppure iniziare nuovi business;
- gestire situazioni di difficoltà operative (economico-finanziaria, strategica, gestionale…);
- gestire operazioni straordinarie (fusioni, scissioni ecc.).
Questa figura manageriale può essere configurata come uno strumento di crescita aziendale, che segue alcune direttrici fondamentali:
- la velocità d’intervento (la sua individuazione non richiede un processo di selezione vera e propria);
- la flessibilità;
- l’estrema convenienza dovuta a un ritorno d’investimento complessivo positivo.
In questo determinato periodo storico e congiunturale, il ruolo di questa figura è certamente strategico in relazione alle esigenze di crescita delle imprese. In particolare, nelle piccole e medie imprese caratterizzate da organici ridotti, la figura del temporary manager può fare la differenza.
Come opera il temporary manager all’interno dell’azienda?
L’attività del temporary manager si articola in due fasi. Nella prima fase, svolgerà alcune attività preliminari volte a definire e condividere con la proprietà i seguenti aspetti:
- la strategia e i punti di forza e di debolezza dell’impresa o del progetto e le persone che ne fanno parte;
- i processi interni;
- gli obiettivi di crescita e sviluppo.
In una seconda fase, il temporary manager lavorerà operativamente all’interno dell’azienda, per implementare le decisioni condivise con l’imprenditore.
Approccio obbiettivo e strategico
Molto spesso le aziende si dotano di numerose regole interne, sorte in un periodo dove il business andava razionalizzato. Le politiche aziendali, i protocolli interni e i personalismi sono i primi a essere cambiati in una situazione di gestione temporanea. Ciò accade semplicemente perché il manager esterno incaricato non solo non li conosce ma non ha la necessità di seguirli.
Quali sono gli ambiti di azione del temporary manager?
Il temporary manager rappresenta una opportunità per quegli imprenditori che vogliono garantire in prospettiva un futuro alla loro impresa, giocando d’anticipo.
Sotto questo profilo (a titolo esemplificativo), alcuni ambiti di operatività del temporary manager potrebbero essere:
- il controllo di gestione;
- l’assetto finanziario;
- la strategia di business;
- l’organizzazione aziendale.
Secondo una tendenza che va consolidandosi, il temporary manager è spesso più qualificato del ruolo che è chiamato a svolgere, in quanto dispone di una mentalità imprenditoriale e ha già misurato le sue abilità in altri incarichi. Per questo motivo la sua probabilità di raggiungere l’obiettivo è enormemente più elevata rispetto a qualsiasi altra soluzione interna all’azienda.
Enrico Cusin – Centro Studi CGN