Durante le procedure di revisione su un bilancio, il professionista si trova sovente ad utilizzare il libro giornale, ad esempio:
- quale base dati al fine di effettuare determinate attività (quali selezioni/ campionamenti);
- al fine di eseguire un check sulla correttezza delle registrazioni effettuate in relazione ad eventi di gestione conosciuti (come le scritture di liquidazione compensi agli amministratori, che il revisore utilizza per verificare il rispetto di quanto deliberato nei verbali analizzati durante la predisposizione delle verifiche periodiche).
Tuttavia, il revisore è tenuto ad eseguire anche alcune attività aventi ad oggetto specificamente il libro giornale.
Le scritture di apertura
Fra queste ultime, un’attività essenziale è rappresentata dalla verifica delle scritture di apertura, volta ad escludere la presenza nelle stesse di errori aventi impatto significativo sul bilancio dell’esercizio oggetto di revisione.
Queste attività sono disciplinate dal principio di revisione ISA Italia n. 510 “Primi incarichi di revisione contabile – saldi di apertura”; tuttavia, il nome dello stesso può risultare fuorviante, in quanto è opportuno che le procedure in oggetto siano svolte per ogni esercizio oggetto di revisione, non solo il primo.
Questa verifica viene effettuata comparando le aperture a Libro giornale con i saldi risultanti dalle chiusure effettuate nel periodo amministrativo precedente. In questo modo, il revisore indaga se i saldi risultanti dal bilancio 202x-1 sono stati correttamente riportati a nuovo nel Libro giornale 202x.
Qualora le scritture di apertura non fossero riportate correttamente nel periodo, le procedure da predisporre in fase di final audit ne risentirebbero, in quanto per svolgere le stesse è necessario l’ausilio del Libro giornale.
Infatti, effettuando ad esempio la quadratura dei mastrini a composizione della linea di bilancio oggetto di scope (da effettuarsi preliminarmente ad ogni verifica di final), si otterrebbe un risultato non corretto, comportando una squadratura.
Questa carta di lavoro rappresenta pertanto un’attività propedeutica alle procedure di final; pertanto è opportuno che venga svolta prima di queste, se possibile già in interim, avvalendosi di un libro giornale provvisorio.
I test sulle scritture a libro giornale (JER)
Tra le verifiche svolte dal revisore aventi ad oggetto specificamente il libro giornale vi sono altre due categorie di attività, chiamate genericamente “test sulle scritture a libro giornale” (journal entries recordings testing, o test sulle JER), da predisporre nella omonima carta di lavoro:
- una prima rappresenta una serie di test che il professionista svolge sul documento nel suo complesso, e che pertanto vengono svolti per ogni incarico di revisione, a prescindere dal business della società cliente;
- una seconda è inerente a particolari registrazioni che il revisore è tenuto a ricercare ad hoc, sulla base di una determinata strategia, nell’ambito delle procedure in risposta al rischio di frode, aventi ad oggetto in particolare eventuali scritture inusuali.
Mentre in relazione alla seconda categoria si rimanda al prossimo articolo (Le procedure di revisione sulle scritture a libro giornale – Parte 2: le scritture inusuali), quanto alla prima si specifica che i test effettuati sono i cosiddetti:
- completeness;
- data integrity;
- math accuracy.
Il primo riguarda la completezza delle registrazioni: ottenuto il libro giornale definitivo, il revisore deve verificare che l’entità delle variazioni avvenute durante l’esercizio oggetto di audit, calcolate a partire dalla somma delle scritture riferite ad ogni conto co.ge., sia pari alla differenza tra i due bilanci di verifica a inizio e chiusura del medesimo esercizio.
Pertanto, le variazioni calcolate in via diretta dal libro giornale (escludendo scritture di apertura e chiusura, ovviamente), dovranno corrispondere ai “delta” calcolati dal confronto tra il saldo da bilancio definitivo alla chiusura dell’esercizio precedente con il saldo del bilancio di verifica (in questa fase teoricamente definitivo) alla data di chiusura dell’esercizio oggetto di audit.
Il secondo test riguarda l’integrità della base dati, ossia andrà a verificare che la somma delle registrazioni per ogni conto abbia saldo dare pari al saldo avere (in questo caso, comprese le scritture di chiusura).
Il terzo test ha ad oggetto l’accuratezza matematica e verifica l’integrità della singola registrazione, in modo che ogni singola scrittura abbia saldo dare pari al saldo avere.
Anna Rossi – Centro Studi CGN