Oltre la sostenibilità: il ruolo dell’impresa rigenerativa

La sostenibilità si è affermata come principio cardine per il riassetto dei modelli di governance, di produzione e di consumo, in un’ottica di riduzione dell’impatto ambientale e di promozione dell’equità sociale. Tuttavia, in un’epoca profondamente segnata da crisi ecologiche sistemiche e da crescenti disuguaglianze socioeconomiche, la pura adozione di pratiche aziendali sostenibili potrebbe non essere più sufficiente.

L’urgenza di rigenerare gli ecosistemi naturali e i tessuti sociali sta progressivamente imponendo un’evoluzione concettuale e operativa del ruolo stesso dell’impresa.

Proprio a partire da tale consapevolezza si delinea la definizione di impresa rigenerativa, un modello organizzativo che non si limita a mitigare l’impronta ambientale, ma che ambisce a contribuire attivamente e fattivamente alla resilienza e alla prosperità dei sistemi viventi di cui è parte – archetipo delineato accuratamente da Niels de Fraguier, advisor e co-autore de “L’impresa rigenerativa”.

Oltre il paradigma sostenibile

L’impresa sostenibile si fonda sul principio della neutralità d’impatto, cioè:

  • ridurre le esternalità negative;
  • compensare il consumo di risorse;
  • attenuare le emissioni;
  • perseguire l’efficienza energetica.

L’impresa sostenibile, infatti, è orientata al rispetto delle risorse (limitate) di cui si dispone, e fa proprio un approccio spesso graduale e fondamentalmente centrato sulla minimizzazione dell’impatto ambientale in senso ampio.

Tale modalità operativa mostra oggi limiti strutturali, pur rappresentando un cambiamento essenziale rispetto al modello che potremmo definire estrattivo-industriale tradizionale.

In primo luogo, infatti, presuppone una visione lineare e talvolta meccanicistica dei sistemi sociali: l’equilibrio si ottiene per sottrazione – di impatto, di rischio, di consumo – senza mettere in discussione il paradigma che lo sostiene e che, di fatto, rimane antropocentrico.

In secondo luogo, la sostenibilità viene frequentemente declinata in forma strumentale, come leva reputazionale o di compliance normativa, e più raramente come trasformazione tout court dell’identità e della funzione sociale di un’impresa.

La rigenerazione come salto di paradigma

L’impresa rigenerativa, per converso, si costruisce su di una visione sistemica e olistica del contesto in cui la stessa insiste e opera. Essa, infatti, assume che l’attività d’impresa posta in essere sia parte integrante e interdipendente di ecosistemi viventi, e che il suo scopo debba essere coerente con la salute e la vitalità di tali sistemi.

Il paradigma rigenerativo – come indicato in precedenza e come peraltro sottolineato dallo stesso Niels de Fraguier – si ispira alla logica della natura, in cui ogni elemento è al contempo parte e tutto, contribuendo realmente alla resilienza dell’insieme.

In termini operativi, ciò significa procedere ad orientare nuovamente il modello di business, spostando il focus da una logica di ottimizzazione lineare a una logica di co-evoluzione con il territorio, con le comunità e con l’ecosistema tutto.

Le imprese rigenerative non si limitano a ridurre la propria esternalità negativa, ma generano valore ecologico, sociale, culturale ed economico in maniera simultanea e integrata.

Una comparazione critica

La differenza tra un’impresa sostenibile e un’impresa rigenerativa non si limita solamente alla terminologia, ma riflette due visioni profondamente articolate.

Dal punto di vista della visione del sistema, l’impresa sostenibile adotta una prospettiva ancora prevalentemente lineare e meccanicistica: si concentra sull’ottimizzazione dei processi esistenti e sulla riduzione dei danni.

Per converso, l’attività d’impresa rigenerativa si esplicita in una visione sistemica ed evolutiva: la realtà aziendale come parte integrante di un ecosistema complesso ed in costante trasformazione.

La finalità che l’impresa sostenibile persegue corrisponde alla minimizzazione dell’esternalità negativa sull’ambiente e sulla società. L’impresa rigenerativa, invece, intende massimizzare l’impatto positivo, ponendosi come fonte attiva di rigenerazione ecologica, sociale e culturale.

L’approccio al c.d. capitale naturale rappresenta un ulteriore elemento distintivo. Mentre l’impresa sostenibile, come già evidenziato, si concentra sulla conservazione delle risorse e sulla attenuazione dei danni, l’impresa rigenerativa agisce in maniera relazionale, con l’obiettivo di riparare, rinvigorire e arricchire concretamente i sistemi naturali.

In questi termini, il rapporto con le comunità locali cambia radicalmente: se all’interno di un’impresa sostenibile, infatti, si parla di coinvolgimento e responsabilità sociale – spesso in maniera unidirezionale – ecco che l’impresa rigenerativa, invece, si fonda su pratiche di co-creazione, reciprocità ed empowerment, riconoscendo le comunità come partner concretamente attivi nei processi decisionali e trasformativi.

Infine, muta altresì la funzione stessa dell’attività. L’impresa sostenibile rimane un attore economico che integra doveri ambientali e sociali nei propri modelli di business.

L’impresa rigenerativa non si configura come uno stakeholder con doveri ambientali e sociali, ma come un elemento integrato nel cambiamento sistemico, paragonabile ad un organismo vivente che partecipa all’evoluzione del contesto in cui è immerso.

In quest’ottica, l’impresa rigenerativa supera la logica della compensazione – per ciò intendendo, ad esempio, il carbon offsetting e le pratiche di responsabilità sociale d’impresa residuali – per abbracciare la logica della rigeneratività: l’intento non è solo minimizzare l’impatto, ma generare vita, salute e connessione.

L’etica dell’interdipendenza

Il passaggio dalla sostenibilità alla rigeneratività non corrisponde solo ad una scelta strategica: si tratta altresì di un’evoluzione etica. Come precedentemente evidenziato e chiarito da Niels de Fraguier, l’impresa rigenerativa si fonda sul tema dell’interdipendenza: ogni decisione economica ha conseguenze ontologiche su ciò che ci circonda. Secondo questa prospettiva, l’impresa non è solo un attore economico, ma un custode dell’ecosistema vivente, responsabile della salute del contesto naturale e sociale che abita.

Adottare un modello rigenerativo significa, in buona sostanza, sostituire la logica dell’estrazione con quella della restituzione, la logica del dominio con quella della collaborazione, la logica dell’efficienza con quella della relazione.

La transizione da impresa sostenibile a impresa rigenerativa rappresenta uno dei passaggi più critici, pionieristici ma necessari per affrontare le sfide da cui è intrinsecamente caratterizzata l’attività d’impresa. Non si tratta di un semplice upgrade concettuale, ma di una trasformazione profonda della filosofia d’impresa stessa: dal ridurre il danno e l’impatto ambientale al generare vita.

L’attuazione di un simile salto paradigmatico consente di progettare organizzazioni in grado non soltanto di adattarsi ai cambiamenti sistemici, ma di influenzarli proattivamente, contribuendo alla loro evoluzione attraverso approcci generativi e trasformativi basati su logiche di apprendimento continuo, innovazione adattiva e co-creazione di valore.

 

 

 

Anita Raggiotto – Centro Studi CGN