Transizione verde: la sfida passa per la gestione energetica

Negli ultimi anni, la crescente urgenza di affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche su scala globale ha reso evidente la necessità di un piano d’azione strutturato e condiviso.
È in questo contesto che, nel 2015, sono stati di definiti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. Tra questi obiettivi, una funzione strategica è quella relativa alle energie rinnovabili: la transizione verde rappresenta un passo ormai necessario per il futuro.

Obiettivi per un futuro green

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) sono stati definiti all’interno del programma d’azione sottoscritto il 25 settembre 2015 dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite: l’Agenda 2030.
Questi obiettivi si estendono oltre le mere politiche ambientali, abbracciando dimensioni chiave come la lotta alla povertà, l’accesso all’istruzione, l’uguaglianza di genere, la crescita economica, l’innovazione industriale, la giustizia e la collaborazione internazionale. Per questa ragione, si tratta di uno strumento strategico essenziale anche per le aziende e i professionisti, chiamati a integrare la sostenibilità nei modelli decisionali e nei processi di rendicontazione.
Ruolo cruciale per il raggiungimento degli SDGs è sicuramente ricoperto dai temi energetici: non a caso, il SDG numero 7 (Energia Pulita e Accessibile) pone il focus sulle rinnovabili e sulla possibilità di estendere l’accesso alla produzione di energia anche a PMI, Terzo Settore e privati cittadini.

Energia pulita: trend positivi in Unione Europea

Oggi l’energia pulita non può essere più concepita come una scelta opzionale. Porre le energie rinnovabili e la transizione energetica in secondo piano ormai significa sottovalutare la gravità del cambiamento climatico o credere che la transizione possa essere gestita dilazionando i tempi senza impatti sistemici. Tutt’altro: la gestione energetica è la leva principale attraverso cui si può affrontare la crisi ambientale e climatica dei nostri tempi.
L’Unione Europea si sta muovendo positivamente in questo senso: nel 2024 la produzione di energia da fonte fotovoltaica ha superato l’energia elettrica da carbone (11% contro 10%) e l’energia da eolico ha superato ha superato quella da gas naturale (17% contro 16%) per il secondo anno consecutivo, segnando un trend crescente.
Complessivamente, quasi la metà del totale della produzione di energia elettrica in UE è rinnovabile (47%): risultato che si allinea perfettamente ai risultati attesi per il 2030.
Anche l’Italia sta muovendo i suoi passi verso la transizione verde. Nel mix energetico nazionale le fonti fossili nel 2024 sono calate del 51%, minimo storico dovuto alla crescita parallela delle fonti rinnovabili. Analogamente rispetto all’Unione Europea, infatti, anche l’Italia ha raggiunto un 49% di produzione di energia pulita.

Energia pulita: cosa possono fare le imprese

La sfida della transizione verde viene accolta da un numero sempre maggiore di imprese, che sviluppano strategie di sostenibilità per ridurre il proprio impatto ambientale. Tra gli aspetti decisivi da mettere in pratica ci sono senza dubbio lo sviluppo di nuovi impianti di produzione rinnovabile e il consumo di energia pulita.
Importante tema è poi anche l’efficienza energetica, come strumento di riduzione dei costi e aumento della resilienza aziendale. Per le imprese concretamente impegnate in politiche ESG e nello sviluppo di modelli di business sostenibile, integrare i principi del SDG numero 7 diventa quindi strategico e passa per:

  • la pianificazione degli interventi di efficienza energetica;
  • l’analisi di convenienza economico-fiscale per investimenti in energia rinnovabile;
  • la stesura di Bilanci di Sostenibilità e Valutazioni d’Impatto.

Energia pulita: cosa possono fare i privati

Gli SDGs non rappresentano solo uno strumento operativo per le aziende, ma anche un utile punto di riferimento per i privati cittadini, che possono (e devono) fare la propria parte.
Ciò significa, per esempio:

  • scegliere un fornitore di energia elettrica rinnovabile (ne avevamo già parlato nell’articolo “Energia pulita in casa: come averla e a chi affidarsi”);
  • produrre energia pulita con un proprio impianto di produzione rinnovabile;
  • aderire a una cooperativa energetica, realtà che permette di aderire a progetti di autoproduzione energetica condivisa per produrre e consumare energia rinnovabile.

Transizione verde per gli Studi professionali

Le azioni appena descritte, fondamentali per la transizione verde, sono valide anche per gli Studi professionali, che possono trarre particolare vantaggio dall’autoproduzione di energia rinnovabile a distanza. Infatti, vista l’instabilità che ha caratterizzato il mondo dell’energia negli ultimi anni, autoprodurre energia significa non solo fare una scelta sostenibile, ma anche ridurre l’esposizione agli andamenti anomali dei prezzi energetici.
Come avevamo spiegato nell’articolo “Energia per lo Studio professionale: l’autoproduzione come scelta strategica”, aderendo a progetti di autoproduzione energetica condivisa è possibile produrre energia rinnovabile senza la necessità di installare un impianto fotovoltaico aziendale.
Progetti di questo tipo si sviluppano grazie alle cooperative energetiche, che promuovono delle raccolte di capitale diffuse a cui chiunque ha la possibilità di partecipare, con l’intento di realizzare grandi impianti fotovoltaici condivisi. Questi impianti permettono, a chi ha contribuito, di avere la propria energia pulita senza l’incombenza della gestione di un impianto fotovoltaico.
Autoprodurre energia significa ridurre il proprio impatto ambientale, i propri costi energetici e la propria dipendenza dal mercato elettrico. Si tratta, quindi, di una soluzione che coniuga la sostenibilità alla convenienza e che permette di contribuire, in maniera concreta, allo Sviluppo Sostenibile e a un futuro più green.

 

Riccardo Tessari – Centro Studi CGN
Vice Presidente WeForGreen Sharing