Nell’ultimo episodio del podcast istituzionale “A proposito di privacy”, pubblicato lo scorso 17 luglio, il Garante per la protezione dei dati personali affronta un tema di grande impatto civile e culturale: l’oblio oncologico. A parlarne è Ginevra Cerrina Feroni, costituzionalista e Vicepresidente dell’Autorità, che guida l’ascoltatore in una riflessione profonda sul significato e sulle implicazioni di questo nuovo diritto.
Il podcast si presenta come uno strumento efficace per avvicinare i cittadini alle questioni della privacy, rendendole comprensibili e attuali. E questo episodio in particolare si distingue per la sua portata emotiva e sociale: si parla infatti del diritto, per le persone guarite da un tumore, di non essere più identificate — né discriminate — in base al proprio passato clinico.
Il diritto all’oblio oncologico, introdotto con la legge 7 dicembre 2023, n. 193, entrata in vigore il 2 gennaio 2024, stabilisce che chi è guarito da una patologia oncologica non è più obbligato a fornire informazioni sulla malattia superata, a condizione che siano trascorsi dieci anni senza recidive. Questo termine si riduce a cinque anni nel caso in cui la diagnosi sia avvenuta prima del compimento del ventunesimo anno di età.
Si tratta di una tutela concreta che trova applicazione in ambiti fondamentali della vita quotidiana: dalla stipula di contratti assicurativi alla richiesta di mutui o prestiti, fino alla partecipazione a concorsi pubblici, all’’adozione di un minore o alla stipula di polizze sanitarie. Ambiti nei quali, prima dell’entrata in vigore della legge, il pregresso oncologico poteva tradursi in un ostacolo, una barriera invisibile ma pesante da superare.
Come ricorda Cerrina Feroni nel corso del podcast, l’oblio oncologico è molto più di una norma tecnica: è un diritto di cittadinanza attiva, che riconosce la guarigione non solo da un punto di vista clinico, ma anche da un punto di vista giuridico e sociale. Il messaggio è chiaro: una persona guarita non è più un paziente, e come tale non deve essere trattata o etichettata.
In questo contesto, il ruolo del Garante Privacy è duplice. Da un lato, ha contribuito alla formulazione della legge, portando la propria esperienza nel bilanciamento tra tutela della salute e protezione dei dati. Dall’altro, ora è chiamato a vigilare sull’effettiva applicazione delle nuove norme, affinché banche, assicurazioni, enti pubblici e privati rispettino i limiti previsti e non richiedano — né tantomeno utilizzino — informazioni sanitarie che per legge non possono più essere chieste.
Il podcast dedica anche spazio agli aspetti pratici: come può una persona guarita esercitare il proprio diritto all’oblio? Serve un’apposita certificazione, rilasciata da medici del Servizio sanitario nazionale, specialisti oncologi, medici di medicina generale o pediatri di libera scelta. Il certificato deve attestare l’avvenuta guarigione e l’assenza di recidive per il periodo previsto dalla legge. Tale documentazione ha valore legale e impone ai soggetti che la ricevono di non acquisire, trattare o conservare informazioni sanitarie superflue o non pertinenti.
Il Garante ha già pubblicato indicazioni operative e informative rivolte sia ai cittadini che agli operatori economici e istituzionali, in modo da favorire un’applicazione uniforme e rispettosa del nuovo quadro normativo.
Ma forse l’aspetto più potente di questa nuova tutela sta nel suo valore simbolico. L’oblio oncologico è una conquista civile che ci invita a riconsiderare il modo in cui guardiamo alla malattia e alla guarigione. Come sottolinea Cerrina Feroni, ogni diritto che tutela la dignità personale è un diritto che rafforza la democrazia. Garantire che chi ha superato un’esperienza oncologica possa ricominciare senza lo spettro di pregiudizi o discriminazioni significa rimettere al centro l’essere umano nella sua interezza, non ridotto a un’etichetta clinica o a un dato sanitario.
Il podcast del Garante ci offre, con un linguaggio chiaro e un tono accessibile, un’occasione per riflettere su quanto la privacy non sia solo una questione di moduli da firmare o informative da leggere, ma un valore fondante della convivenza democratica. L’oblio oncologico, in questo senso, è un esempio virtuoso di come il diritto possa — e debba — evolversi per rispondere ai bisogni concreti delle persone, soprattutto quelle più fragili.
Per chi lavora nel mondo fiscale, giuridico o amministrativo, conoscere e applicare correttamente questo diritto non è solo una questione di compliance normativa, ma un segno di responsabilità sociale.
Alice Colussi – Centro Studi CGN