La deducibilità delle spese su immobili in affitto e il principio di inerenza: orientamenti giurisprudenziali recenti

La Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Molise, con la sentenza n. 52/03/2025, ha stabilito che le spese sostenute su un immobile in affitto non sono deducibili per difetto del requisito dell’inerenza, trattandosi di costi che gravano sull’affittuario e non sul proprietario. Il giudice ha riformato la decisione di primo grado, che aveva ritenuto deducibili tali costi sulla base di generici richiami contenuti nel contratto di affitto d’azienda.

Poiché il principio di inerenza è strettamente legato alla definizione del reddito d’impresa, esso va inteso come la riferibilità del costo all’attività imprenditoriale nel suo complesso, e non necessariamente ai singoli ricavi generati. Di conseguenza, è opportuno superare quell’interpretazione di prassi che considera un costo inerente solo se direttamente collegato a un’attività produttiva di ricavi o altri proventi positivi, in quanto tale visione risulta limitativa rispetto alla funzione economica e organizzativa che un costo può avere all’interno dell’impresa.

Secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione, l’inerenza non richiede un rapporto causale diretto tra costo e ricavo, ma si configura come riferibilità del costo all’attività d’impresa nel suo complesso, anche in via indiretta o in proiezione futura. Questo principio è stato ribadito in numerose ordinanze del 2025 (Cass. nn. 8700, 8704, 8801, 8922, 9132, 9159, 9568, 9569).

La Cassazione ha inoltre chiarito che l’art. 109, comma 5, del TUIR non disciplina direttamente il principio di inerenza, ma riguarda la tempistica dell’imputazione dei costi, distinguendo tra esercizi di competenza e condizioni di certezza e determinabilità. Pertanto, l’interpretazione ministeriale che lega l’inerenza alla produzione di ricavi deve essere superata, in favore di una visione più ampia e qualitativa.

La sentenza n. 23698/2018 della Cassazione è stata richiamata dalla CGT Molise per affermare che la deducibilità di un costo non può derivare automaticamente dalla sua previsione contrattuale, poiché ciò implicherebbe una indebita deroga alle norme fiscali tramite l’autonomia negoziale delle parti.

In merito all’onere della prova, la Cassazione con la sentenza n. 28671/2018 ha ribadito che spetta al contribuente dimostrare l’inerenza dei costi, in base al principio di vicinanza alla fonte di prova. Tuttavia, tale impostazione è stata criticata da parte della dottrina, che evidenzia come essa finisca per sgravare l’Amministrazione finanziaria dal proprio obbligo probatorio, previsto dall’art. 7, comma 5-bis, del D.Lgs. 546/1992.

Infine, la giurisprudenza ha chiarito che l’antieconomicità di una spesa non esclude automaticamente la sua inerenza, ma può costituire un indizio dell’inesistenza del costo. Il giudizio sull’inerenza deve quindi essere condotto in chiave qualitativa, valutando la funzionalità del costo rispetto all’attività d’impresa, e non sulla base del vantaggio economico immediato.

 

 

 

Giuseppe De Biasio – Centro Studi CGN