La sostenibilità oggi è un elemento essenziale per la credibilità e la solidità di ogni organizzazione che intenda mantenere rilevanza e integrità nel proprio settore.
La redazione di un bilancio chiaro e affidabile avente ad oggetto il proprio impatto ambientale, sociale ed economico coincide con la risposta alle aspettative di trasparenza e responsabilità di clienti, investitori e comunità.
La crescente attenzione degli stakeholder ha reso la rendicontazione di sostenibilità uno strumento capace di orientare decisioni e strategie di lungo periodo.
In questo scenario, i tool digitali assumono un ruolo cruciale, trasformando dati complessi in informazioni determinanti, purché siano impiegati con la competenza e la sensibilità proprie di chi padroneggia la materia.
Al centro di tale trasformazione sussiste una convergenza di tre fattori:
- il quadro normativo che diviene sempre più vincolante (si pensi alla Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD – e ai relativi European Sustainability Reporting Standards – ESRS);
- la conseguente necessità di integrare le dimensioni ambientale, sociale e di governance (ESG) nei processi aziendali;
- l’evoluzione delle tecnologie digitali e la digitalizzazione dell’operatività.
Strumenti per la rendicontazione
Un bilancio di sostenibilità efficace richiede innanzitutto un impianto metodologico chiaro.
Gli standard internazionali – come il Global Reporting Initiative (GRI), il Sustainability Accounting Standards Board (SASB), il Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) e, a livello europeo, i sopra citati ESRS – forniscono framework specifici per definire indicatori, obiettivi e metriche.
La scelta dello standard non è un atto puramente tecnico, poiché implica un posizionamento strategico. Infatti, adottare uno specifico inquadramento normativo significa decidere quali aspetti rendere prioritari, come comunicare le proprie performance e comprendere a quale pubblico fare riferimento.
Tecnologia e know-how
La digitalizzazione ha reso la raccolta e l’elaborazione dei dati afferenti alla c. d. Corporate Social Responsibility maggiormente rapida, capillare e accurata. Attualmente, sono disponibili piattaforme integrate che permettono di aggregare informazioni provenienti da diverse funzioni o divisioni aziendali, tracciare KPI in tempo reale, talvolta persino predisporre report conformi agli standard e generare dashboard dinamiche per il management.
Risulterà chiaro come l’intelligenza artificiale implementi un ulteriore livello di capacità, supportando l’analisi predittiva, l’individuazione di correlazioni e la simulazione di scenari futuri.
Gli strumenti di data visualization consentono di trasformare numeriche complesse in rappresentazioni intuitive, facilitando il dialogo con stakeholder non tecnici.
Tuttavia, se il digitale semplifica la gestione operativa e migliora la precisione dei dati, non può sostituire la capacità di interpretarli. La tecnologia può dire “cosa” sta accadendo, ma solo l’esperienza e la sensibilità umana possono spiegare “perché” e “cosa fare” di conseguenza.
La consulenza di sostenibilità
La raccolta delle informazioni ed il calcolo automatizzato rischiano di provocare un eccesso di fiducia nel dato “puro”. In realtà, ogni numero è frutto di scelte: cosa misurare, con quale frequenza e con quale definizione operativa. La competenza umana è il filtro critico che trasforma un insieme di valori numerici in un racconto coerente e in un piano di azione.
Il consulente di sostenibilità non è solo un tecnico che redige un bilancio: è un interprete, un traduttore tra linguaggi differenti – quello dell’azienda, quello degli standard, quello degli stakeholder.
La reportistica ESG come bussola
Un bilancio di sostenibilità non si esaurisce nella risposta a un obbligo normativo: si tratta di uno strumento di autovalutazione e di proiezione strategica, capace di evidenziare aree di miglioramento e opportunità di innovazione.
L’obiettivo è unire quantificazione e visione: il dato misura l’esistente, ma è l’interpretazione che orienta il futuro. In questo senso, la rendicontazione è un atto che ha tanto a che fare con la cultura organizzativa quanto con l’analisi tecnica.
Il rischio di un approccio esclusivamente data-driven è quello di ridurre la sostenibilità a una questione di performance numeriche, perdendo di vista la sua natura intrinsecamente relazionale e valoriale.
Nei bilanci di sostenibilità, questo significa andare oltre la cifra e interrogarsi sul significato delle azioni intraprese, sul loro impatto reale e sulla coerenza con la visione dichiarata.
Rendicontare la sostenibilità non significa solo allineare numeri e tabelle: il digitale aiuta a raccogliere e ordinare, ma è lo sguardo umano a dare senso, a leggere le connessioni e a trasformare l’informazione in decisione.
Così la sostenibilità smette di essere un adempimento e diventa un atto di responsabilità verso ciò che ancora non esiste, ma dipende dalle scelte di oggi.
In definitiva, misurare è il punto di partenza, comprendere è l’obiettivo.
Anita Raggiotto – Centro Studi CGN