Dal reporting ESG alla vision rigenerativa: strumenti per l’impresa che evolve

La transizione verso modelli di impresa sostenibile, guidata da una vision rigenerativa, richiede un cambiamento strutturale nei processi, nella governance e nella rendicontazione. A fronte di un quadro normativo in evoluzione e di una crescente focalizzazione attuata in questi termini da investitori e stakeholder, alle aziende si richiede di dotarsi di strumenti capaci di integrare in modo trasparente la dimensione ambientale, sociale e di governance – ESG.

Per molte realtà imprenditoriali il vero cambiamento non consiste soltanto nell’adozione di strumenti tecnici: si estrinseca nel passaggio da una visione sostenibile a una visione rigenerativa – un cambio di paradigma che implica nuovi approcci, nuove competenze e un nuovo ruolo per i consulenti.

Strumenti per la sostenibilità aziendale: tra obblighi e opportunità

Come accennato, sempre più frequentemente, le aziende sostenibili integrano strumenti specifici al fine di analizzare, mappare, monitorare e potenziare le proprie performance ESG.

Se la normativa Corporate Sustainability Reporting DirectiveCSRD – attualmente in vigore ne impone l’utilizzo entro specifiche fasce dimensionali e di fatturato, in alcuni casi l’impiego di questi tool corrisponde all’attuazione di scelte volontarie, strategiche per le imprese per le quali la disciplina prevede una raccomandazione e non un obbligo.

Si propone di seguito una sintesi di quelli che sono gli strumenti più diffusi in questo senso.

  • Bilanci di sostenibilità: documenti che consentono una rendicontazione trasparente della performance ESG.
  • Certificazioni – ad esempio: ISO 14001, EMAS, SA8000.
  • Codici etici e policy interne orientate alla responsabilità d’impresa.
  • Dashboard digitali che incorporano metriche ESG, cioè software e piattaforme che consentano di raccogliere e processare dati ambientali e sociali, elaborando indicatori utili per la reportistica di sostenibilità conforme alla normativa.

Rendicontazione di sostenibilità

Come accennato, l’entrata in vigore della disciplina europea CSRD conduce le imprese all’interno di un processo di evoluzione. Un numero sempre crescente di aziende, infatti, sarà tenuto a redigere una rendicontazione di sostenibilità secondo specifici standard europei (ESRS), con obblighi di trasparenza comparabili a quelli della rendicontazione finanziaria.

Per questo motivo, molte imprese si stanno attrezzando con software e strumentazione digitale.

Ma il digitale da solo non basta. I dati aventi ad oggetto le politiche di sostenibilità non sono semplici numeri: necessitano di essere sottoposti ad una peculiare attività di lettura, interpretazione e contestualizzazione. Perciò, il know-how rimane un elemento imprescindibile.

Il consulente di sostenibilità – spesso in sinergia con il commercialista – ha un ruolo chiave nel selezionare gli indicatori rilevanti, integrare la sostenibilità nella strategia e contrastare il rischio di greenwashing.

Una nuova prospettiva per l’impresa

Risulta chiaro, dunque, come strumenti digitali avanzati e solida competenza di un practitioner corrispondano a fattori imprescindibili e centrali per strutturare una rendicontazione di sostenibilità efficace e formalmente corretta.

Permane tuttavia l’importanza di una riflessione più ampia, avente ad oggetto il paradigma all’interno del quale tali pratiche sono integrate. Infatti, la sostenibilità d’impresa non può e non deve essere ricondotta ad una meccanica attività di monitoraggio o a un adempimento normativo: si configura come un’operatività articolata, che incorpora la visione strategica, la governance e la responsabilità sociale d’impresa.

In questo scenario, la distinzione tra impresa sostenibile e impresa rigenerativa assume una connotazione fondamentale e si rende necessario definire un vero e proprio salto paradigmatico concernente le modalità con cui l’impresa gestisce concretamente il proprio impatto ambientale e sociale.

Comprendere tale differenza è importante per orientare le scelte manageriali e l’utilizzo degli strumenti operativi.

Notoriamente, infatti, l’impresa sostenibile si focalizza prevalentemente sulla minimizzazione delle esternalità negative, mentre l’impresa rigenerativa persegue l’obiettivo di generare effetti positivi concreti e duraturi, agendo come un attore attivo di rigenerazione tout court.

Solamente osservando la diversità che sussiste tra i due modelli organizzativi è possibile apprezzare pienamente il valore e la portata degli strumenti, delle valutazioni e delle pratiche di governance che caratterizzano l’approccio rigenerativo, e comprendere perché il know-how di un consulente specializzato diventa indispensabile.

Pratiche e strumenti della rigeneratività

strumenti della rigeneratività

Tradurre il paradigma rigenerativo in buone prassi richiede l’adozione di nuovi assesment, nuove metriche, nuovi processi decisionali e nuove forme di governance. Tra gli strumenti emergenti si segnalano i seguenti.

  • Design rigenerativo, definito da pratiche operative ispirate ai processi naturali, capaci di valorizzare la biodiversità, rigenerare il suolo, potenziare i servizi centrati sull’ecosistema.
  • Bilancio integrato: oltre gli standard ESG classicamente intesi, si integrano e potenziano valutazioni qualitative e relazionali, al fine di mappare l’impatto sistemico dell’impresa nel lungo periodo.
  • Governance distribuita, attuata ponendo in essere modelli di leadership diffusa, volti a valorizzare l’intelligenza collettiva, l’apprendimento continuo e la sinergia organizzativa.
  • Economia place-based, un’attività d’impresa radicata nel territorio attraverso la predisposizione di filiere corte, economie locali e pratiche culturali condivise.

La sostenibilità non è più una scelta accessoria, ma un requisito competitivo.

La rigeneratività costituisce una ulteriore fase evolutiva per le imprese.

Entrambe richiedono strumenti adeguati, digitali e professionali e la presenza attiva di figure competenti capaci di tradurre i dati in strategia e i valori in cambiamento. Per tutte queste ragioni, il consulente di sostenibilità si trova di fronte ad una sfida – e ad un’opportunità – da cogliere ora.

 

 

 

Anita Raggiotto – Centro Studi CGN


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