ISEE precompilato 2018: le principali novità

Dal 1° settembre 2018 entrerà ufficialmente in vigore la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) precompilata da parte di Inps e Agenzia delle Entrate per il rilascio dell’ISEE. I redditi e i patrimoni, quindi, non saranno più informazioni autodichiarate da parte del contribuente ma saranno totalmente rilevate dall’anagrafe tributaria.

Il nuovo ISEE precompilato entrerà in vigore nei primi mesi del 2018 in via sperimentale per poi diventare obbligatorio dal mese di settembre.

La dichiarazione sarà disponibile sia nell’area personale INPS del singolo cittadino sia nel portale dell’Agenzia delle Entrate; in alternativa il cittadino può avere accesso alla consultazione delle informazioni precompilate conferendo apposita delega ad un centro di assistenza fiscale.

L’introduzione del modello ISEE precompilato è un tentativo di proseguire un processo di semplificazione iniziato nel 2015 con il modello 730 precompilato: la nuova DSU precompilata si andrebbe quindi ad aggiungere al modello Redditi precompilato e al modello 730 precompilato.

Una novità nata per continuare il processo di semplificazione a favore dei contribuenti, ma con l’obiettivo di evitare o quantomeno ridurre al minimo la presentazione di false dichiarazioni o l’omissione di redditi e patrimoni nella dichiarazione ISEE.

Pur con tutti i punti interrogativi del caso, le informazioni che potrebbero già apparire come precompilate nella dichiarazione ISEE riguarderebbero:

  • dati anagrafici: nome, cognome, codice fiscale e numero dei componenti del nucleo familiare. Quest’ultima informazione potrebbe però non essere sempre corretta poiché potrebbe non rappresentare la situazione aggiornata della famiglia anagrafica per la quale dobbiamo dichiarare i dati (si pensi ad esempio ad un familiare a carico uscito dal nucleo, un decesso o una nuova nascita);
  • dati relativi ai redditi della famiglia: sarà già presente quanto riportato nelle dichiarazioni dei redditi (730 e modello Redditi) e saranno indicate tutte le prestazioni fornite dall’Inps, come ad esempio la Naspi e le altre indennità di disoccupazione dichiarate;
  • dati del patrimonio mobiliare: informazioni quali saldo e giacenza media verranno comunicate direttamente dagli istituti bancari. Si renderà comunque necessario verificare la correttezza del riporto di alcuni dati come i conti correnti dormienti e quelli delle assicurazioni (che ricordiamo devono essere dichiarate in maniera diversa nella dichiarazione ISEE e 730);
  • dati del patrimonio immobiliare: anche per questi ultimi si renderà necessaria la verifica dei dati riportati della banca dati catastale e/o 730 al fine di verificare il corretto possesso dei beni nel periodo richiesto.

Anche la validità del modello verrà rivista: l’attestazione ISEE non scadrà più infatti il 15 gennaio dell’anno successivo alla presentazione della dichiarazione, ma varrà sino al 31 agosto dell’anno successivo. Ogni anno, all’avvio del periodo di validità fissato al 1° settembre, i redditi e le componenti dei patrimoni presenti nelle dichiarazioni verranno aggiornati con riferimento all’anno precedente. Ad oggi, invece, i dati reddituali si riferiscono ai due anni precedenti mentre i patrimoniali alla situazione al 31/12/2017.

Se possiamo considerare l’introduzione del modello ISEE precompilato come un tentativo di semplificazione, tuttavia, non è altrettanto facile considerare questa novità come una trasformazione totalmente efficace ed efficiente al tempo stesso.

Come per gran parte delle novità introdotte in ambito fiscale, sarà necessario sicuramente del tempo affinché tutti gli ingranaggi del sistema inizino a funzionare correttamente. Si pensi ad esempio al modello 730 precompilato che, nonostante le diverse migliorie introdotte nel corso del tempo, ancora oggi presenta numerosi problemi per i contribuenti che scelgono di avvalersene.

Proprio per questo, molto spesso i contribuenti scelgono di affidarsi alla consulenza e alla professionalità di un Caf o di un dottore commercialista per l’elaborazione dei propri adempimenti fiscali, per ridurre al minimo la possibilità di errore o le eventuali mancanze nell’indicazione di alcuni dati non precompilati.

Michela Schiabel – Centro Studi CGN